Sa Corona Arrùbia

Ussaramanna

Il Comune di Ussaramanna (569 abitanti), sito ad un’altezza di m 160 slm, dista da Cagliari appena 61 km. Il territorio (9,75 kmq) si adagia tra le due Giare, quella dei cavallini (di Gesturi, Setzu e Tuili) e quella di Siddi, e si estende lungo un’ampia vallata pianeggiante, fertile e ricca di vegetazione, caratterizzata dalla presenza di essenze arboree mediterranee. Il territorio è stato frequentato da comunità preistoriche sia in età neolitica che eneolitica. Si contano diversi nuraghi che segnano i confini del territorio: Su Sensu, Molas e Cabonu e in particolare si segnala il maestoso Nuraghe San Pietro, all’interno del centro abitato.
 
Il Centro storico di Ussaramanna conserva intatte molte delle tipiche case a corte che caratterizzavano la Marmilla: grandi portali conducono alla corte centrale da cui si accede a Sa lolla (il patio), all’abitazione vera e propria, a uno o due piani, ai magazzini di lavoro e alle cantine che custodiscono le botti di profumata Malvasia. Un percorso ideale potrebbe cominciare proprio dalla visita del centro storico, svoltando a sinistra nella principale, prima delle scuole, fino alla Chiesa di S. Maria. Questa, sconsacrata prima del settecento, è divenuta prima Monte Granatico, oggi una graziosa sala congressi. Dal piazzale della chiesa emerge il gioco geometrico delle cupole della Parrocchiale di S. Quirico, poco distante. Una chiesa, ricostruita nel 1608 su un edificio preesistente, che per gli arredi marmorei settecenteschi e l’imponenza, si segnala come una delle più belle della diocesi.
 
Poco avanti, inoltrandosi negli stretti vicoli del paese, in leggera pendenza si scopre il colle che ospita il Nuraghe di S. Pietro che deve il nome all’omonima chiesa scomparsa, inglobata tra le mura delle abitazioni circostanti. Il quadrilobato domina da un lato l’antico borgo, dall’altro si apre verso le campagne che conducono verso la Chiesa di S.Lorenzo dove un tempo sorgeva il paese di Ussaredda scomparso nel 1720. La chiesa, un tempo di una certa importanza, custodiva il Retablo del Maestro di Oliena (secondo quarto del XVI sec.) di cui oggi si conservano solo due tavole (Pinacoteca Nazionale di Cagliari) raffiguranti S. Sebastiano, con il corpo trafitto da frecce, e S. Rocco, accompagnato dal cane. Prima di imboccare la salita che conduce all’Oasi Naturalistica, vale la pena perdersi tra le stradine di campagna per fotografare questi tronchi rugosi e statuari e per soffermarsi qua e là alla ricerca delle erbe spontanee e delle orchidee selvatiche (ma senza raccoglierle, sono una specie protetta!). Giunti all’Oasi naturalistica, nel pianoro sopra la collina, si apre agli occhi del visitatore un panorama che spazia lungo tutta la vallata fino alla Giara dei Cavallini.