Sa Corona Arrùbia

Gonnostramatza

Paese del tamericio, questo il significato di Gonnostramatza, dalla radice fenicia gonos o dal latino gens col significato di stirpe (o dal latino medievale gonus: orto, giardino) e da tramatzu: tamericio, l’arbusto fluviale. Il Comune, in provincia d’Oristano, sito a m 94 slm., conta 939 abitanti ed è facilmente raggiungibile dalla SS. 131 (km 56). Nel territorio, esteso 17,52 kmq, si trovano le tracce d’insediamenti nuragici, punici e romani, nonché interessanti testimonianze medievali risalenti al periodo giudicale durante il quale (nel 1388) Eleonora d’Arborea stipula a Gonnostramatza il trattato di pace con Pietro IV alla presenza dei rappresentanti di tutti i borghi vicini.
 
Al centro del paese, nei locali del restaurato Monte granatico, è allestita la mostra permanente Turcus‘e Morus che, prendendo spunto dall’iscrizione ritrovata nella Chiesa di S. Paolo del vicino villaggio scomparso di Serzela, racconta del nefasto periodo delle incursioni barbaresche. Modellini di torri costiere e velieri, diorami con scene di battaglia e di razzia ed enormi pannelli illustrativi conducono il visitatore attraverso la storia seguendo le vicende dei personaggi protagonisti dell’epoca: mori, cristiani, re, schiavi e pirati.
 
Sulla collina retrostante la Chiesa di S.Paolo di Serzela, oltre la strada, si trova la Tomba di Bingia ’e Monti, monumento sepolcrale che rappresenta la fase intermedia tra le domus de Janas e le tombe dei giganti. Sopra le lastre di copertura delle ciste erano stati deposti altri defunti accompagnati da elementi di corredo di particolare pregio rappresentati da reperti ceramici, oggetti in metallo, in pietra, in osso, e da elementi di ornamento tra i quali si distingue un collier d’oro. Si tratta del monile d’oro più antico ritorvato in Sardegna.
 
Rimangono oggi solo tre delle sei chiese che un tempo erano presenti nel territorio di Gonnostramatza. Delle due campestri, S. Vittoria e S. Paolo, si conserva solo l’ultima, mentre nell’abitato sono presenti la piccola Chiesa di S. Antonio Abate e la Parrocchiale di S. Michele. La Parrocchia conserva alcuni tesori artistici di inestimabile valore: oltre ad alcune statue lignee e un Crocifisso con drappo damaschinato risalente al XVI sec. Nell’abside è custodito il famoso retablo del pittore Lorenzo Cavaro, capostipite della Scuola di Stampace, datato 1501.