Sa Corona Arrùbia

Tomba di Giganti "Sa Sedda de Sa Caudela" - Collinas

Le due tombe megalitiche nuragiche di Sa Sedda de Sa Caudela si trovano circa 3 km a Ovest del centro abitato di Collinas, al bordo di una conca laterale del Campidano solcata dal Riu Setti. Esse sorgono su una collinetta marnosa (quota sommitale m 165 s.l.m.) situata ai piedi del versante meridionale dell’altopiano basaltico detto Su Pranu Mannu, proprio sotto lo sperone su cui sorge il nuraghe Sartarò (quota m 225 s.l.m.). Sullo stesso costone del pianoro si trovano i nuraghi Brodu in Cuccuru (a Ovest) e Scala de s’Egua (a Est). La conca è chiusa a Est dall’aspra cresta trachiandesitica di Monte Fortuna, sulle cui pendici sorge il nuraghe Barumeli; infine il limite meridionale è costituito dalle colline marnose su cui sorge il nuraghe Serretzi. Solo il nuraghe Scala de s’Egua è semplice; Sartarò e Brodu in Cuccuru sono complessi di tipo indeterminato, mentre Barumeli e Serretzi sono a addizione frontale.
 
Non sono noti insediamenti senza nuraghe; si notano resti abitativi accanto ai nuraghi Serretzi e Sartarò. Quest’ultimo sembra costituire il centro di riferimento primario delle tombe di Sa Sedda de Sa Caudela; nello stesso tempo è evidente il ruolo centrale delle due sepolture accoppiate, almeno nell’ambito dell’agglomerato insediativo articolato lungo i margini della conca, che sicuramente faceva parte di un sistema territoriale più esteso. Le due tombe, distanti circa 30 metri l’una dall’altra, furono indagate negli anni 1982-84 a seguito della costruzione della strada di collegamento tra il paese di Collinas e la S. S. 131; infatti i lavori avevano comportato il taglio della collinetta e il rovinoso sezionamento longitudinale della tomba più settentrionale (tomba B). Entrambe le tombe possiedono una galleria funeraria come le classiche “tombe dei giganti”, ma si presentano seminterrate, incassate nel banco marnoso e con l’ingresso aperto sul lato breve a valle; inoltre sono prive dei paramenti esterni, dell’esedra e della stele centinata. Questo tipo di sepoltura megalitica nuragica, indubbiamente non canonico, non è tuttavia raro nella Sardegna meridionale; si ritrova infatti, ad esempio, nella tomba di Perda de Accutzai di Villa San Pietro.
 
La tomba meridionale (tomba A) è in effetti un classico esempio di allée couverte di tipo dolmenico. La galleria funeraria, orientata a Sud-est, è lunga m 6,90 e larga m 1,40 all’ingresso e m 1,00 al fondo. Le pareti sono costituite da lastroni ortostatici di basalto piuttosto bassi e di forma regolare (altezza m 0,70/1,00). Il pavimento è composto da lastre di scisto irregolari ben connesse. Mancano completamente la struttura dell’ingresso e la copertura, tranne un unico lastrone disposto orizzontalmente sopra il tratto terminale della galleria. Probabilmente esso non è in posizione originaria; infatti le pareti della galleria sembrano troppo basse per assicurare la funzionalità del vano funerario, per cui probabilmente la copertura non poggiava direttamente sugli ortostati di base ma su uno o più filari di blocchi ad essi sovrapposti.
 
La sepoltura era stata sconvolta precedentemente da uno scavo abusivo, ma anche nei limitati residui inviolati del deposito non sono emersi scheletri o parti di scheletri in giacitura primaria. Nella sepoltura avevano trovato posto almeno 103 individui. Almeno 25 erano infanti di età compresa tra 1 anno e 10/12 anni, età in cui il dente cade; 11 di loro non avevano raggiunto i 6/7 anni, come indicano gli incisivi laterali decidui.
 
I reperti significativi provengono tutti dalla galleria, mentre le fasce esterne hanno restituito solo scarso materiale frammentario in giacitura sporadica, anche di età romana. In primo luogo si considera una pisside decorata, già trafugata in frammenti dagli scavatori abusivi, poi recuperata e quasi completamente ricomposta. Nella parte anteriore della galleria, presso l’originario ingresso oggi distrutto, proprio sopra il pavimento, è venuto in luce un pugnale in bronzo lungo 19 cm. La base subtriangolare frammentaria ha almeno due fori con rivetti e due tacche laterali al raccordo con la lama; la lama piatta ha i margini assottigliati leggermente concavi. Il pugnale richiama da lontano gli esemplari dal nuraghe Sa Corona di Villagreca, dal nuraghe Su Mulinu di Villanovafranca e dall’insediamento di Santa Vittoria di Nuraxinieddu, che però hanno la lama a margini rettilinei e non hanno le tacche laterali. Il confronto più stretto all’esterno della Sardegna è con un pugnale tipo Sant’Agata da Peschiera del Garda, datato al Bronzo Medio.
 
La tomba settentrionale (tomba B), orientata a Est, ha una struttura tipicamente nuragica con le pareti aggettanti composte da ilari orizzontali di blocchi poliedrici di basalto. Il taglio longitudinale conseguente allo scavo della trincea stradale ha distrutto la parete destra e la copertura; tuttavia il contesto funerario ben conservato suggerisce che fino a quel momento la struttura fosse rimasta sostanzialmente integra e monumentale; infatti la tomba è indicata sulle carte I.G.M. come “nuraghe Candela”. Si conservano solo la parete sinistra della galleria, lunga m 9,30 e alta al massimo m 1,60, e cinque blocchi di facciata ad andamento rettilineo, tra cui gli stipiti dell’ingresso alti cm 55; l’ingresso è largo cm 50. Il pavimento, in leggera ascesa verso il fondo, era costituito dal taglio della roccia marnosa, ma subito dopo l’ingresso era presente un letto di lastrine basaltiche e di ciottoli rossi di fiume. In questo settore, proprio nell’angolo tra il blocco dello stipite destro dell’ingresso e la parete destra asportata dal taglio stradale, si trovavano due olle, di cui la più grande, coperta da un tegame, conteneva ossa infantili.
 
All’esterno della sepoltura, sul lato sinistro della facciata, senza un chiaro collegamento con la struttura della tomba e anzi con orientamento divergente, si trova una cista trapezoidale larga cm 90/115 e lunga cm 85/100. È composta da quattro lastre verticali di basalto alte cm 40/65 ed è priva di una lastra laterale e della copertura; il piano basale era costituito da un letto di ciottoli di fiume rossi o bianchi.
 
La cista conteneva i resti incompleti di almeno 46 individui subadulti, rappresentati dai crani e da poche ossa lunghe, che, almeno nel livello superiore, erano sistemate in circolo. Lo studio dei resti umani (45 kg di frammenti, la metà dei quali non determinati) è stato effettuato per il complesso della tomba B, compresa la cista laterale. Si è proceduto come nella tomba A, identificando i resti di almeno 239 individui dei due sessi. L’analisi dei denti evidenzia la presenza di almeno 166 soggetti sopra i 12 anni; di questi ultimi almeno 8 erano morti sotto i 16 anni e almeno 60 avevano raggiunto l’età adulta. Per quanto concerne gli infanti, sono stati evidenziati almeno 5 feti, 2 neonati, 2 bambini sotto gli 8 mesi, 20 tra 8 mesi e 6/7 anni; dei restanti individui, 33 non avevano superato i 9/11 anni ed 11 erano morti prima dei 12 anni. Si arriva così a 73 infanti, di cui almeno 46 avevano trovato posto nella cista, mentre gli altri erano stati necessariamente seppelliti nella camera.
 
Si è quindi confermato che tutti i membri della comunità avevano accesso alla sepoltura, sia pure in settori distinti a seconda dell’età. Anche nella tomba B i reperti signiicativi sono stati rinvenuti dentro la galleria funeraria. Nell’angolo dietro il blocco dello stipite destro dell’ingresso sono stati recuperati tre vasi: una grande olla ovoide con colletto.